Lucia non vede
l’ora che sua madre si accorga della sua assenza. Che rabbrividisca, credendo che il nulla l’abbia inghiottita. E’ stata lei a dare inizio a questo gioco, facendo sparire i suoi amici: dovevano andare a Okayama per raggiungere l’uomo che Lucia chiamava papà e sua madre non le aveva permesso di portarli con sé.
In piedi, dietro le ante di carta dell’oshiire, la bimba ascolta la madre muoversi in cucina.
Lucia è entrata lì dentro prima che gli altri si svegliassero e ora è già pomeriggio. Nessuno l’ha cercata, nessuno si è meravigliato di non vederla a tavola giocare con le bacchette. Da uno spiraglio tra i pannelli può osservare tutto. Hiroko, la bambina che chiama sorella, approfittando della sua assenza, sta tagliando i capelli dell’unica bambola che ha potuto mettere in valigia. Le sue sono diverse, non hanno né braccia né gambe. Sembrano spettri e sono inquietanti quanto lei.
Lucia è sicura che fra poco sua madre verrà a cercarla. Eccola che si avvicina. Il suo piccolo cuore accelera i battiti, è certa che lei lo sentirà. Ma i suoi passi, silenziosi sulla stuoia di quel pavimento diverso, si allontanano.
Il sole ha accarezzato ogni angolo della stanza, vortici di pulviscolo hanno riempito le strisce di luce. Ma ora è buio. Tutti dormono e la notte, in quel nuovo paese, sembra avere un’altra densità. Lucia ha deciso: non lascerà il suo nascondiglio finché non verranno a liberarla.
Stampato in 32 esemplari ognuno dei quali contiene un’opera originale (tempera 130 mm x 85 mm) di Adalberto Borioli e un racconto di Francesca Scotti. La copertina è realizzata con carta Satogami prodotta da Takeo.
Editore: Il Robot Adorabile