“Un romanzo sottile, dal passo corto ma dal respiro profondo. È quello di Francesca Scotti, classe 1981, che non a caso si intitola Capacità vitale (Bompiani, 2019), ossia quanto fiato si possa trattenere nei polmoni riempiendoli a dismisura. La protagonista, una giovane avvocatessa, si lascia scorrere la vita tra le dita, come fossero granelli di sabbia (e la sabbia, i piedi, lo sguardo basso sono qui temi ricorrenti, quasi ossessivi) fino a quando, come uno schiaffo in pieno viso, non arriva la morte. Che la scansa. È una sopravvissuta, per una volta ancora.”

>>qui l’articolo completo